L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha approvato, con la delibera n. 96/25/CONS, le…
Quali tutele per i dati di localizzazione dei telefoni cellulari? Lo scontro nei tribunali Usa
Le autorità governative possono accedere ai dati di localizzazione dei telefoni cellulari dei cittadini statunitensi senza un apposito mandato di perquisizione? È una Corte federale di San Francisco ad essere chiamata a rispondere ad una domanda in merito alla quale in America si è aperta una spaccatura tra le stesse autorità di governo, certe che i set di dati incamerati dalle cell tower alle quali si connettono i cellulari non rientrino tra le informazioni protette dal Quarto Emendamento della Costituzione a stelle e strisce, e i soggetti che si battono per una ferrea tutela della privacy dei cittadini. Tra queste ultime, la Electronic Frontier Foundation, che ha inviato un amicus brief alla Corte chiamata a dirimere una questione che ha dato due esiti diversi in altrettanti procedimenti giudiziari. Se nel luglio del 2013, infatti, il Quinto Circuito della Corte di Appello stabiliva che i cittadini non devono aspettarsi di veder tutelato dal diritto alla privacy l’insieme di dati prodotti dalla localizzazione dei loro telefoni, una sentenza opposta è arrivata il mese scorso dall’Undicesimo Circuito nella disputa United States v. Davis. Non può che aleggiare, sullo sfondo di questa battaglia, lo spettro del Datagate e la conseguente maggiore attenzione che molti soggetti, soprattutto associazioni a tutela dei consumatori, pongono sull’accesso che le autorità hanno ai dati prodotti dai cittadini in quest’era mediata dalle nuove tecnologie. Una materia che nelle ultime settimane ha visto diverse sentenze ridisegnare alcuni aspetti fondamentali in materia di privacy. Mentre per quanto riguarda la posta elettronica è aperta la partita tra Microsoft e le autorità (in aprile una Corte Federale ha stabilito che i provider di servizi email sono obbligati a cedere alle autorità i contenuti delle stesse anche se conservati all’estero, una decisione contro la quale è subito arrivato il ricorso della compagnia di Redmond), sul fronte delle tecnoperquisizioni a giugno una Corte d’Appello del Secondo Circuito ha stabilito l’impossibilità di conservare a tempo indeterminato file sequestrati durante indagini nel caso in cui i dati in essi contenuti non fossero risultati pertinenti all’indagine stessa, e pochi giorni dopo una storica sentenza della Corte Suprema stabiliva come sia impossibile sul territorio statunitense perquisire i telefoni cellulari degli arrestati senza un mandato giudiziario. Ma tornando alla domanda alla quale è chiamato a rispondere la Corte di San Francisco, essa non sembra destinata a rimanere confinata all’interno dello specifico della localizzazione dei telefoni cellulari come li conosciamo oggi; nel momento in cui ai dispositivi che già utilizziamo si aggiungeranno i 26 miliardi di oggetti connessi (una previsione formulata da Gartner per il 2020) che formeranno l’ecosistema dell’Internet of Things, quali poteri avranno le autorità di intercettare, incamerare e analizzare i dati prodotti in automatico da questi stessi dispositivi? Non è escluso che la decisione che andrà a prendere il procuratore federale non influisca anche sulla risposta che in futuro verrà data a questa domanda. 30 luglio 2014