L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha approvato, con la delibera n. 96/25/CONS, le…
“One stop shop” ed efficienza dell’azione di vigilanza, abstract dell’intervento della Prof.ssa Falce al convegno di giovedì
Di seguito l’abstract dell’intervento con il quale la Prof.ssa Valeria Falce parteciperà a “Governance di Internet ed efficienza delle regole: verso il nuovo regolamento europeo sulla privacy”, convegno previsto nel pomeriggio di oggi a Roma La Presidenza del Consiglio dell’Unione è tornata assai di recente a concentrarsi sul meccanismo del “One stop shop” (ad esso dedicando oltre 70 pagine), così confermando da un lato la centralità dei profili istituzionali ed organizzativi del Pacchetto Privacy e d’altro la necessità di assicurare l’efficacia e l’effettività del corpus normativo in via di approvazione a livello UE. Insomma, anche alla luce all’autorevole contributo degli Stati Membri, si ribadisce che condicio sine qua non per il funzionamento del mercato interno è l’approdo ad un quadro normativo armonizzato in cui lo stesso enforcement del diritto fondamentale della protezione dei dati personali sia conforme ai principi di convergenza, coerenza e non contraddizione nelle prassi nazionali. Il cambio di prospettiva è radicale. In forza della Direttiva del 1995 un’impresa che operava in più Stati Membri doveva confrontarsi con più Autorità di Protezione dei Dati, senza che operassero meccanismi di raccordo o coordinamento. Era quello un sistema che si giustificava e continua oggi a giustificarsi quando ci si confronta con un fenomeno “locale”. Ogni volta però che il trattamento non esaurisce i suoi effetti all’interno dei confini nazionali, quando cioè ci si confronta con comportamenti dall’impatto transfrontaliero, quell’architettura vacilla perché non regge alla prova: a) dei pilastri fondanti il diritto dell’Unione orientati alla certezza legale, alla prevedibilità delle azioni e al legittimo affidamento; b) della globalizzazione dei mercati e della sfida dell’economia dell’economia dell’informazione e della conoscenza. Ecco allora che nell’ecosistema digitale, il modello in essere svela limiti giuridici insuperabili (in termini di incertezza giuridica, frammentazione nelle procedure, disparità di trattamento e di protezione (anche in ragione di risorse non omogenee e priorità non allineate), a cui si aggiungono costi economici eccessivi. Di fronte al fallimento del modello attuale, due sono le spinte prevalenti: 1) una forza centripeta che muove verso la convergenza sostanziale delle regole e del relativo enforcement; 2) una forza centrifuga che rifiuta di rinunciare all’egemonia nazionale e diffida di un enforcement di diritti fondamentali che non sia radicato sul territorio e sulla cultura del luogo. Come conciliare queste due forze, di forza uguale e contraria? È questa la domanda a cui si intende non tanto rispondere quanto piuttosto contribuire grazie alla metrica del diritto comunitario della concorrenza: per la quale l’efficienza dell’azione di vigilanza passa attraverso 1) l’armonizzazione e la modernizzazione delle regole, 2) la concentrazione delle competenze, che ha creato, orientato e consolidato l’acquis communitaire e la cultura del diritto, 3) l’uniformazione delle prassi e solo successivamente 4) il decentramento nell’enforcement cui si accompagna una nuova centralità: il governo del sistema delle regole. 13 novembre 2014