Agostino Clemente è avvocato, socio dello studio Ughi e Nunziante e docente di Diritto Industriale presso…
Accesso della Polizia ai dati dei cellulari: non limitato ai reati gravi ma soggetto a controlli giudiziari

L’accesso della polizia ai dati contenuti in un telefono cellulare, nell’ambito di un’indagine penale, può rappresentare un’ingerenza significativa nei diritti fondamentali della persona coinvolta. Tuttavia, non è strettamente limitato alla lotta contro i reati gravi. Il legislatore nazionale ha il compito di definire i criteri da considerare per autorizzare tale accesso, come la natura o le categorie dei reati pertinenti.
La Corte di giustizia dell’Unione europea ha chiarito che la normativa dell’Unione si applica non solo in caso di accesso riuscito ai dati personali, ma anche ai tentativi di accesso da parte delle autorità. Questa normativa tutela i diritti fondamentali, considerando l’ampiezza delle informazioni personali conservate nei dispositivi mobili, come messaggi, foto e cronologia di navigazione, che possono rivelare dettagli sensibili sulla vita privata degli individui.
Un esempio pratico di questa questione si è verificato in Austria, dove la polizia ha sequestrato il telefono cellulare di un individuo sospettato di possesso di cannabis. Senza autorizzazione da parte di un giudice o del pubblico ministero, la polizia ha tentato di sbloccare il telefono per accedere ai dati in esso contenuti, senza però informare l’interessato. Solo durante il procedimento giudiziario l’individuo è venuto a conoscenza dei tentativi di accesso da parte della polizia. Il giudice austriaco ha quindi sollevato il dubbio sulla compatibilità della normativa nazionale con il diritto dell’Unione.
La Corte ha sottolineato che l’accesso ai dati personali deve essere proporzionato rispetto alla gravità del reato indagato. Nonostante la lotta contro i reati gravi sia un fattore importante, limitare l’accesso ai dati solo a tali casi potrebbe ostacolare le indagini su reati meno gravi, compromettendo così l’efficacia della giustizia. Tuttavia, l’ingerenza nei diritti alla privacy e alla protezione dei dati deve essere sempre prevista per legge e soggetta a un controllo preventivo da parte di un giudice o di un’autorità indipendente. Solo in casi di urgenza comprovata è possibile derogare a questa regola.
Infine, la persona coinvolta deve essere informata delle ragioni per le quali è stato autorizzato l’accesso ai suoi dati, non appena tale comunicazione non rischi più di compromettere le indagini in corso. Questo garantisce un equilibrio tra le necessità investigative e la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo.
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