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Ambiente e consumatori: sanzioni UE all’Italia per il mancato trattamento delle acque reflue urbane

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha inflitto all’Italia sanzioni pecuniarie per il mancato rispetto degli obblighi sulla raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane in quattro agglomerati. La sentenza segue un pronunciamento del 2014 in cui la Corte aveva già rilevato l’inadempienza del Paese in 41 agglomerati, nei quali le acque reflue non venivano adeguatamente trattate prima dello scarico nell’ambiente. La Direttiva europea in materia ha lo scopo di proteggere la salute pubblica e l’ecosistema, imponendo agli Stati membri l’adozione di sistemi idonei di trattamento.

Nonostante la riduzione del numero di agglomerati non conformi, la Commissione Europea ha ritenuto che, dopo oltre 20 anni dalla scadenza dei termini di recepimento della direttiva e nove anni dalla sentenza iniziale, l’Italia non avesse ancora completato l’adeguamento per cinque agglomerati: Castellammare del Golfo, Cinisi, Terrasini, Trappeto in Sicilia e Courmayeur in Valle d’Aosta. Di questi, quattro risultavano ancora inadempienti al momento dell’udienza del 13 novembre 2024.

La Corte ha quindi condannato l’Italia al pagamento di una somma forfettaria di 10 milioni di euro, oltre a una penalità semestrale di 13,7 milioni fino alla piena esecuzione delle misure richieste. Nel determinare l’entità delle sanzioni, la Corte ha valutato la gravità e la durata dell’infrazione, sottolineando che l’assenza di un corretto trattamento delle acque reflue costituisce un serio danno ambientale. Sebbene la situazione sia migliorata rispetto al 2014, la persistenza del problema in aree sensibili giustifica la severità della decisione. Inoltre, il ritardo accumulato, pari a undici anni, è stato considerato eccessivo, sebbene si riconosca la complessità e la tempistica necessaria per la realizzazione delle infrastrutture.

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