Agostino Clemente è avvocato, socio dello studio Ughi e Nunziante e docente di Diritto Industriale presso…
Antitrust: la Commissione invia a Teva una comunicazione degli addebiti per uso improprio del sistema dei brevetti

La Commissione europea ha informato Teva del suo parere preliminare secondo cui la società ha violato le norme antitrust dell’UE impegnandosi in pratiche volte a ritardare la concorrenza al suo farmaco di successo, Copaxone. Si trattava di estendere artificialmente la protezione brevettuale di Copaxone e di diffondere sistematicamente informazioni fuorvianti su un prodotto concorrente al fine di ostacolarne l’ingresso sul mercato e la sua diffusione.La Commissione europea ha informato Teva del suo parere preliminare secondo cui la società ha violato le norme antitrust dell’UE impegnandosi in pratiche volte a ritardare la concorrenza al suo farmaco di successo, Copaxone. Si trattava di estendere artificialmente la protezione brevettuale di Copaxone e di diffondere sistematicamente informazioni fuorvianti su un prodotto concorrente al fine di ostacolarne l’ingresso sul mercato e la sua diffusione.
In particolare, la Commissione ha preliminarmente rilevato che dal febbraio 2015 ad oggi Teva:
- Procedure di brevetto utilizzate in modo improprio: dopo la scadenza del brevetto di base originale, Teva ha esteso artificialmente la protezione del brevetto di base di glatiramer acetato presentando e ritirando domande di brevetto secondarie, costringendo così i suoi concorrenti a presentare ogni volta nuove lunghe sfide legali. Questo schema viene talvolta definito il “gioco divisionale”. Questo perché la strategia implica il deposito dei cosiddetti “brevetti divisionali” che sono brevetti derivati da un precedente brevetto secondario e il cui oggetto è già contenuto nel brevetto anteriore. Ciò prolunga artificialmente l’incertezza giuridica a vantaggio del titolare del brevetto e può bloccare o ritardare efficacemente l’ingresso di medicinali generici o simili.
- Ha implementato una campagna sistematica di denigrazione rivolta agli operatori sanitari e ha sollevato dubbi sulla sicurezza e l’efficacia di un medicinale concorrente a base di glatiramer acetato e sulla sua equivalenza terapeutica con Copaxone.