skip to Main Content

Clausole contrattuali per giovani atleti: la Corte di Giustizia UE chiarisce i criteri di valutazione

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è espressa sulla valutazione del carattere abusivo di una clausola contrattuale che impone a un giovane atleta di versare il 10% dei suoi redditi futuri a un’impresa che ne ha supportato la carriera.

Il caso riguarda un contratto di quindici anni stipulato nel 2009 tra un minorenne e un’impresa lettone, che offriva servizi di sviluppo professionale. Una volta diventato atleta professionista, il giocatore di pallacanestro avrebbe dovuto versare oltre 1,6 milioni di euro all’impresa in base ai redditi percepiti.

La Corte ha confermato l’applicabilità della direttiva UE sulle clausole abusive nei contratti con i consumatori. Tuttavia, ha chiarito che un giudice nazionale può valutare il carattere abusivo della clausola solo se questa non è formulata in modo chiaro e comprensibile. Il diritto nazionale può prevedere un livello di tutela maggiore per il consumatore.

In particolare, il giudice deve verificare se il contratto consentiva al giovane atleta (e ai suoi rappresentanti) di comprendere pienamente le conseguenze economiche dell’impegno assunto. Inoltre, la minore età del consumatore al momento della firma e le prassi di mercato nel settore sportivo sono elementi da considerare nella valutazione dell’eventuale squilibrio tra le parti.

Infine, la Corte ha precisato che un giudice che riconosca una clausola come abusiva non può modificarne il contenuto riducendo l’importo dovuto in base alle spese effettivamente sostenute dall’impresa.

Approfondimenti:

Back To Top