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L’Avvocato Generale Medina sostiene la legittimità dell’acquisizione delle impronte digitali nelle carte d’identità

L’Avvocato Generale Laila Medina ha recentemente emesso delle conclusioni in merito all’obbligo di acquisire e memorizzare impronte digitali nelle carte d’identità, stabilendo che queste misure sono legittime.

Il regolamento 2019/1157, in vigore dal 2 agosto 2021, ha reso obbligatorio per gli Stati membri inserire un’immagine delle impronte digitali nel chip delle nuove carte d’identità. Un cittadino tedesco ha sollevato dubbi sulla validità di questa normativa quando ha chiesto al comune di Wiesbaden di emettere una nuova carta d’identità senza impronte digitali. Tuttavia, il comune ha respinto la sua richiesta, poiché il regolamento imponeva questa procedura obbligatoria.

Il Tribunale amministrativo di Wiesbaden ha sollevato dubbi sulla validità di questo regolamento in base all’articolo 21, paragrafo 2, del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), sostenendo che potrebbe essere stato più adeguato basarsi sull’articolo 77, paragrafo 3, del TFUE. Inoltre, si è chiesto se questa normativa sia compatibile con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, in particolare gli articoli 7 e 8, letti in combinato disposto con l’articolo 52, paragrafo 1, della stessa Carta. Infine, è stata sollevata la questione della conformità di questa normativa all’obbligo di effettuare una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati, come previsto dal regolamento generale sulla protezione dei dati.

L’Avvocato Generale Medina ha concluso che il regolamento 2019/1157 è stato correttamente adottato in base all’articolo 21, paragrafo 2, del TFUE per facilitare la libera circolazione dei cittadini dell’Unione Europea. Ha sottolineato che l’omogeneizzazione delle carte d’identità nazionali migliora la loro affidabilità e riduce i disagi per i cittadini mobili dell’Unione. Inoltre, ha stabilito che il regolamento è giustificato per prevenire il rischio di falsificazione e frode documentale.

L’Avvocato Generale ha ritenuto che le limitazioni introdotte dal regolamento sono idonee, necessarie e proporzionate per conseguire il suo obiettivo principale. Ha anche chiarito che il regolamento non prevede la costituzione di banche dati centralizzate per le impronte digitali.

Infine, ha evidenziato che il regolamento 2019/1157 e il regolamento generale sulla protezione dei dati occupano posizioni equivalenti nella gerarchia delle fonti del diritto dell’Unione Europea. Pertanto, non era necessario condurre una valutazione d’impatto separata durante il processo legislativo che ha portato all’adozione del regolamento.

In sintesi, l’Avvocato Generale Medina sostiene che l’obbligo di acquisire e memorizzare le impronte digitali nelle carte d’identità è legittimo e coerente con gli obiettivi di facilitare la libera circolazione e migliorare la sicurezza delle carte d’identità.

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