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Sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea nel caso: Google e Alphabet v Commissione (Google Android). Erogata sanzione da 4,125 miliardi di euro

La Corte di giustizia dell’Unione europea conferma la decisione della Commissione secondo cui Google ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e operatori di rete mobile al fine di consolidare la posizione dominante
posizione del suo motore di ricerca.
Al fine di riflettere meglio la gravità e la durata dell’infrazione, il Tribunale considera opportuno infliggere a Google una sanzione di 4,125 miliardi di euro.
Google è un’impresa nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione specializzata in Internet
prodotti e servizi, trae la maggior parte delle sue entrate dal suo prodotto di punta, il motore di ricerca Google Search.
Il modello di business di Google si basa sull’interazione tra, da un lato, una serie di prodotti e servizi offerti agli utenti per la maggior parte gratuitamente e, dall’altro, servizi di pubblicità online che utilizzano dati raccolti da tali utenti. Google offre anche il sistema operativo Android (OS), che, secondo la Commissione europea, è stato installato su circa l’80% dei dispositivi mobili intelligenti utilizzati in Europa nel luglio 2018.
Alla Commissione sono state presentate varie denunce in merito ad alcune pratiche commerciali di Google sui dispositivi mobili, portando la Commissione ad avviare un procedimento contro Google in relazione ad Android il 15 aprile 2015.
Con la decisione del 18 luglio 2018 la Commissione ha multato Google per aver abusato della sua posizione dominante imponendo restrizioni contrattuali anticoncorrenziali sui produttori di dispositivi mobili e sugli operatori di rete mobile, in alcuni casi dal 1° gennaio 2011.
Secondo la Commissione, l’obiettivo di tutte queste restrizioni era proteggere e rafforzare quelle di Google posizione dominante rispetto ai servizi di ricerca generica e, quindi, ai ricavi ottenuti da Google tramite annunci di ricerca. L’obiettivo comune e l’interdipendenza delle restrizioni in questione hanno quindi condotto la Commissione di qualificarli come una violazione unica e continuata dell’articolo 102 TFUE e dell’articolo 54 del Accordo sullo Spazio economico europeo (SEE).
Di conseguenza, la Commissione ha inflitto a Google un’ammenda di quasi 4,343 miliardi di euro, la più grande multa mai inflitta da un’autorità garante della concorrenza in Europa.
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